Spinoza Etica III° “Della Natura e della origine degli affetti”

Mi è capitato di leggere un post molto interessante su Linkedin che riporto di seguito.

Testo del post:

Sei nato nudo…
Morirai di nuovo nudo…
Sei arrivato debole…
Così debole te ne andrai di nuovo.
Sei venuto senza soldi e materiale…
Andrai via senza soldi e materiale…
La tua prima doccia…è stata qualcuno che ti ha lavato e vestito…
La tua ultima doccia…qualcuno che ti laverà e ti vestirà…
Questo è l’essere umano…
Allora perché così tanto orgoglio, tanta cattiveria, tanta invidia, tanto odio, tanto rancore, tanto egoismo…
Abbiamo un tempo limitato sulla Terra e lo sprechiamo per l’inutilità. La Vita è un soffio veloce…”

Ho commentato di getto, ma voglio sviluppare gli accenni che avevo riportato nel commento.

Avevo così commentato:

Purtroppo siamo così perché ci educano dalla nascita ad essere così! Siamo il risultato delle nostre esperienze, del luogo dove siamo nati, delle persone con cui siamo entrati in contatto. Possiamo prendere come riferimento Spinoza nella sua Etica parte III^ quando parla del fanciullo della compassione e dell’imitazione che porta, con la stratificazione delle esperienze, all’invidia ed alla gelosia. Nelle proposizioni dalla 27° alla 33° circa, se non ricordo male, Spinoza spiega magistralmente il perché della realtà descritta nel post!”

L’accenno era quindi all’Etica parte terza ” Della natura e della origine degli affetti”

La dichiarazione molto forte di Spinoza rispetto alla maggior parte di coloro che hanno scritto sugli affetti consiste nell’affermare che esistono leggi della mente.

Nella prefazione infatti Spinoza afferma che le leggi della mente devono essere trattate come le leggi della natura. Quindi le leggi delle menti o dei comportamenti, dei modi di strutturarsi e di evolversi nel tempo sono rigorosi come lo sono per Galileo le leggi che reggono la condizione dei corpi.

Con il concetto di leggi della mente ha cercato di darci delle indicazioni su cosa farà una mente posta in determinate situazioni.

Spinoza comincia con l’affermare che il fanciullo e l’adulto non sono due esseri diversi ma sono lo stesso essere con la differenza che nell’adulto si sono aggiunte e stratificate le esperienze. Quindi prendendo in considerazione il comportamento infantile non dobbiamo valutarlo in modo differenziato rispetto a quello dell’uomo adulto ma considerarlo come il luogo in cui cominciano a formarsi determinati processi, dinamiche affettive e conoscitive integrate nel tempo dalle esperienze.
Per Spinoza l’analisi della condizione infantile ci fornisce degli strumenti potentissimi per comprendere il modo in cui si comportano gli uomini i quali sono appunto in molti sensi più simili nel loro essere dominati dall’immaginazione ai bambini di quanto non si possa credere. Tant’è che esistono degli adagi popolari del tipo:” è rimasto un bambinone; oppure “dentro di noi c’è sempre un bambino” etc.
Per il nostro autore quindi se si include la mente infantile si ha una maggiore possibilità di comprendere la natura umana in senso profondo proprio perché tutto comincia da una situazione nella quale la ragione non può essere guida di nulla e in cui di fatto gli affetti si susseguono e si contrastano in un modo che appare chiaramente forte e completamente sottratto al nostro controllo.
Comunque, venendo al sodo, concentriamoci  su alcune proposizioni dell’Etica terza.
Proposizione XXXII Etica parte III°
Se immaginiamo che qualcuno goda di una certa cosa, che uno solo può possedere, ci sforzeremo di fare in modo che egli non la possegga”
In pratica ci dice che gli uomini sono invidiosi e ambiziosi e questo è collegato all’imitazione ed all’invidia del fanciullo. Infatti sappiamo che i bambini ridono o piangono solo per il fatto di vedere gli altri ridere o piangere, e qualunque cosa vedono fare agli altri desiderano immediatamente imitarla ed infine desiderano per se tutte le cose da cui immaginano che gli altri traggono beneficio.
Cioè desiderano per sé le cose di cui immagino gli altri traggano diletto e questo porta due temi importanti l’imitazione e l’ambizione.
Infatti Spinoza dice:
Proposizione XXVII Etica parte III°
Se immaginiamo che una cosa a noi simile, e verso la quale non abbiamo nutrito nessun affetto, è affetta da un qualche affetto, per ciò stesso veniamo affetti da un affetto simile.
Questa è un’imitazione da invidiosi, da ambiziosi cioè tu ti comporti in un certo modo, voglio diventare come te quindi voglio prendere il tuo posto.
Questa imitazione degli affetti, quando si riferisce alla Tristezza, si chiama Commiserazione; se riferita alla Cupidità si chiama  Emulazione.
L’indicazione è importante perché ci dice che noi non siamo quello che siamo per noi ma per le persone che incontriamo soprattutto nei primi anni della nostra vita quindi se incontriamo gente che ride, rideremo se incontriamo gente che piange, piangeremo. Se veniamo messi accanto a qualcuno che possiede un qualcosa vorremmo probabilmente quella cosa.
Da qui discerne che l’adulto non è un prodotto di sé ma è un prodotto delle persone, dell’ambiente e delle circostanze che ha vissuto.
Questo spezza un convincimento sulla capacità di autodeterminazione che rimane un mito.
Per capire l’importanza dell’imitazione in realtà Spinoza la esprime con due concetti che sembrano in contrapposizione tra loro.
La dimostrazione della proposizione 27 infatti dice che se la natura del corpo esterno è simile alla natura del nostro corpo per esempio un altro uomo allora un’affezione del nostro corpo indicherà un’affezione del corpo esterno, l’idea quindi di un uomo che ride causerà un’affezione in noi simile perché noi siamo esattamente fatti come l’altro uomo.
Se immagino di essere qualcosa imito ciò che immagino di quel qualcosa non per forza ciò che realmente è quel qualcosa.
Per cui si scatena un affetto che non è in nostro potere controllare.
L’uomo è determinato dagli altri nella sua struttura affettiva”
E con questo concetto torniamo alla proposizione 32 sopra citata.
Questa svela il meccanismo della rivalità e della conflittualità.
Che cos’è quindi l’ambizione. L’uomo è da un lato compassionevole dall’altro ambizioso.
Voglio essere come gli altri ma voglio avere più degli altri quindi la contraddizione sta in questa differenza cioè non posso essere come gli altri ed avere nello stesso tempo più degli altri a causa dell’ambizione/emulazione perché proprietà contraddittorie.
Tutti desiderano essere lodati o amati da tutti ma questo diventa un aspetto conflittuale.
Se due persone amano le stesse cose esigono di essere riamate ma se solo una può ricevere l’amore si entra in conflitto con l’altra.
La somiglianza quindi porta al conflitto.
Esattamente come i bambini quando vedono un giocattolo vogliono quel giocattolo ed ecco che se lo strappano a vicenda, da adulti ci comporteremo nello stesso modo: se non possiamo avere quel qualcosa faremo di tutto perché anche l’altro non abbia quella cosa.

Proposizione LV Etica parte III°
Quando la Mente immagina la propria impotenza, per ciò stesso si rattrista.
Nello Scolio della proposizione 55 Spinoza dice che l’uomo è per natura incline all’odio ed all’invidia a cui concorre la stessa educazione.
Infatti i genitori sono soliti incitare i figli alla virtù soltanto con lo stimolo dell’Onore e dell’Invidia.
Notare come si affianca all’Onore un concetto negativo.
Come in effetti dovrebbe essere.
Nell’aspirare all’Onore aspiriamo al superare gli altri e quindi a danneggiare gli altri”
Questo possiamo considerarlo come il nucleo dal quale derivano tutte quelle passioni ostili e rivalitarie che rendono impossibile una convivenza pacifica.
ELO

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