Lui sembrava venisse da un’altra galassia, certamente più primitiva, rozza ma forse proprio per questo le emozioni ed i sentimenti che era in grado di provare erano travolgenti, genuini, totalizzanti.
Tutte le esperienze erano completamente pervasiva ed invasive, lo coinvolgevano col corpo e con la mente tanto da rappresentare motivo di vita.
Tutto era sensazionale, tutto era portato all’eccesso.
Già, forse questa è la descrizione giusta: “Eccesso”
Per lui vivere significava portare ogni emozione al limite della concezione umana, fino a rasentare la distruzione di se stessi e degli altri, spingersi fino al bordo del burrone o lasciarsi scivolare giù fino all’abisso più scuro.
Veniva letteralmente sconvolto da ogni emozione: dall’amore alla gioia, alla tristezza, la rabbia, il rancore finanche l’odio. Ogni sentimento era estremizzato. La pretendeva da se stesso questa estremizzazione, la vedeva come unico modo per sentirsi vivo e per vivere appieno le proprie emozioni, i propri sentimenti e soprattutto sentiva che era l’unico modo per sopportare il peso della vita.
Il mondo in cui era approdato gli era sconosciuto e proprio questo lo affascinava.
Rimaneva letteralmente estasiato da tutto ciò che gli si presentava innanzi probabilmente perché la sua mente non riusciva a concepire una visione diversa da quella del mondo in cui era cresciuto.
Si trovò catapultato, per sua scelta, in una società forse più superficiale, con sentimenti ed emozioni più frivole, una società più fluida.
Lei faceva parte del nuovo mondo e portava in dote tutte le sue caratteristiche.
Lui ne rimase subito affascinato, nonostante i tratti caratteriali tipici del nuovo mondo, trovava in lei qualcosa che in qualche modo rivedeva in se stesso o forse voleva vederla per giustificare questo completo ed incondizionato trasporto.
La giovane età, il temperamento focoso, l’inesperienza, la curiosità lo portarono in men che non si dica a perdere la testa per questa donna del mondo in cui si era tuffato.
Furono anni di serenità, tutto in lui sembrava essersi acquietato.
La melanconia, la disperazione, il vuoto, l’abisso che l’avevano spinto ad affrontare il viaggio verso l’ignoto sembravano lontani anni luce.
Visse un periodo di assoluta tranquillità, di completo appagamento.
Ma ovviamente non poteva conoscere le sfaccettature di questa nuova società con cui ben presto dovette fare i conti.
Oggi, ormai al crepuscolo, si interroga sui tanti aspetti che per l’intera esistenza l’hanno crucciato a tal punto da risvegliare in lui quella melanconia che pensava aver abbandonato per sempre nel suo mondo primitivo. Vede passare davanti a sé la sua esistenza e tra i tanti interrogativi che divorano ciò che rimane del suo corpo e della sua mente, uno in particolare non gli dà pace:” Avrò mai toccato il cuore di quella donna che frantumò il mio innumerevoli volte?”
Ma ovviamente, non c’è risposta.
A volte però ha quella lucidità e razionalità per chiedersi:” Perché è così importante sapere se sono stato realmente amato? Cosa cambia? Non potrebbe bastare l’amore che mi ha fatto provare?
E poi: consideriamo l’amore un fenomeno quantitativo, questo può essere continuo o discreto!
Quindi: non potrebbe essere che questa donna mi abbia amato ma non in maniera continua? Non sempre con la stessa intensità? Ognuno prova dei sentimenti più o meno intensi, dipende dalla propria sensibilità d’animo. Ed allora si può amare e vivere questo amore in maniera completamente diversa da un altro essere umano. E quindi, se così fosse, non si tratterebbe sempre di amore? Perché non accettare quindi che quello era il suo modo di amare? Perché pensare che potesse amare di più? O che non potesse amare?
Ed allora la melanconia pian piano lascia il posto alla speranza, smette di essere estremista e diventa possibilista lasciando che la gioia di quei ricordi in preda all’illusione, all’amore, all’incoscienza lo accompagni e lo culli verso il tramonto.
ELO